
Canemorto - Arte e Performance
Instagram.
È lo specchio di una pluralità di persone che puoi vedere solo dietro ad un oggetto. Ma forse non è neanche morta, è solo mutata; è cambiata la società, sono cambiati gli strumenti attraverso cui essa si dimostra, come i social ad esempio; però la controcultura è vivissima ed è ancora più connessa, a livello globale, più di quanto non lo fosse prima, e questo è il lato positivo di internet. Il lato negativo è che tutti i movimenti controculturali vengono assorbiti dalla società stessa e ciò avviene molto in fretta. a volte non è neanche un male. Quindi non è morta è solo mutata. Gli anni ‘60 d’altronde erano una realtà molto diversa.

Silvana Annicchiarico - Architettura e UrbanisticaDesign
La controcultura non muore mai. Il meccanismo di azione e reazione porta al progresso. Ogni movimento rivoluzionario ha la sua reazione. Ogni conservatorismo porta a una rottura e successiva restaurazione. Si tratta di un movimento storico infinito.

Luigi Gubello - Tecnologia
Non penso che la controcultura sia morta, essa muta ed evolve. Tra l’altro, forse bisogna parlare di controculture, al plurale. Ultimamente vengono accusati i social network, specialmente Facebook, io stesso ne ho criticato ampiamente alcune scelte.

Carlo Vinti - DesignGrafica e Comunicazione Visiva
Mi verrebbe da dire il sistema della moda. Non c’è niente di scientifico in quello che sto per dire (e chiedo perdono ai molti amici esperti di moda), ma io ho l’impressione che oggi la moda sia uno dei territori di sperimentazione più fertili, dove si macinano e rimacinano culture alternative, e allo stesso tempo uno dei maggiori responsabili dell’abolizione di ogni linea di distinzione fra cultura e controcultura. La ricerca di alterità e indipendenza è funzionale alla logica di un sistema come quello della moda, che saccheggia (o accoglie, include, alimenta? Dipende dai punti di vista) qualsiasi cosa venga dalla strada ormai da tempo. Quando da ragazzo andavo al mercato di Resina (vicino Napoli) a comprare cappotti e scarpe usate, mi illudevo ingenuamente di fare qualcosa del tutto al di fuori dal sistema dei consumi (e di certo già non era vero). Oggi le tribù più radicali della moda …

Nando Snozzi - Arte e Performance
Nessuno ha ucciso la controcultura. La controcultura c’è ancora. Esiste ancora gente che lavora in quella direzione, come vi dicevo prima Greta Thumberg, o Roberto Saviano o il filosofo Massimo Cacciari e tutti coloro che si oppongono ad una società basata sulla ricchezza per pochi e la povertà per tanti, per me, fanno ancora controcultura, o meglio una cultura diversificata.

Pablo Echaurren - DesignGrafica e Comunicazione Visiva
Certamente la personalizzazione, l’incapacità di mantenere viva la collettività, il denaro (inteso anche come moneta di scambio dell’ambizione). Bisogna riscoprire un’economia del dono e ritrovare il piacere della gratuità, la gioia del fare senza aspettarsi nulla in cambio.

Pablo Echaurren - DesignGrafica e Comunicazione Visiva
Certamente la personalizzazione, l’incapacità di mantenere viva la collettività, il denaro (inteso anche come moneta di scambio dell’ambizione). Bisogna riscoprire un’economia del dono e ritrovare il piacere della gratuità, la gioia del fare senza aspettarsi nulla in cambio.

Vincenzo Sparagna - Grafica e Comunicazione Visiva
Nessuno, perché quello che si intende per “controcultura” è assolutamente vivo e non smette di crescere, è la critica alla faccia orribile del presente in cui viviamo.

Gilberto Corretti - Architettura e Urbanistica
Forse la volontà di prevalere sul prossimo. Ma chi ha detto che sia stata uccisa?

Fabrizio Bellomo - Arte e Performance
Non è mai nata forse, o meglio, non è mai nata con le ambizioni che abbiamo creduto avesse. Oggi potremmo trovarci ad analizzare i motivi per i quali le controculture siano state fautrici – in quanto movimenti spesso globalizzati – della distruzione di diverse realtà particolari, locali, vernacolari e provinciali.

Gilberto Corretti - Architettura e Urbanistica
Forse la volontà di prevalere sul prossimo. Ma chi ha detto che sia stata uccisa?

Luigi Gubello - Tecnologia
Non penso che la controcultura sia morta, essa muta ed evolve. Tra l’altro, forse bisogna parlare di controculture, al plurale. Ultimamente vengono accusati i social network, specialmente Facebook, io stesso ne ho criticato ampiamente alcune scelte.

Vincenzo Sparagna - Grafica e Comunicazione Visiva
Nessuno, perché quello che si intende per “controcultura” è assolutamente vivo e non smette di crescere, è la critica alla faccia orribile del presente in cui viviamo.

Christian Marazzi - Società e Utopia
Quando ero a New York avevo vissuto da dentro questo movimento Underground della New Wave, ero amico di Jean Micheal Basquait e David Byrne. Ad un certo punto ci fu un evento: il PS1, una famosa esposizione che si dice abbia dato avvio alla New Wave, in realtà la sigillò. Questo fu l’evento che uccise la New Wave nella sua natura controculturale.

Nicolas Martino - Società e Utopia
La sconfitta dei movimenti e il conformismo che ne è seguito, insieme al principio di prestazione che ha invaso le nostre vite quotidiane. Ma non tutto è perduto.

Nando Snozzi - Arte e Performance
Nessuno ha ucciso la controcultura. La controcultura c’è ancora. Esiste ancora gente che lavora in quella direzione, come vi dicevo prima Greta Thumberg, o Roberto Saviano o il filosofo Massimo Cacciari e tutti coloro che si oppongono ad una società basata sulla ricchezza per pochi e la povertà per tanti, per me, fanno ancora controcultura, o meglio una cultura diversificata.

Canemorto - Arte e Performance
Instagram.
È lo specchio di una pluralità di persone che puoi vedere solo dietro ad un oggetto. Ma forse non è neanche morta, è solo mutata; è cambiata la società, sono cambiati gli strumenti attraverso cui essa si dimostra, come i social ad esempio; però la controcultura è vivissima ed è ancora più connessa, a livello globale, più di quanto non lo fosse prima, e questo è il lato positivo di internet. Il lato negativo è che tutti i movimenti controculturali vengono assorbiti dalla società stessa e ciò avviene molto in fretta. a volte non è neanche un male. Quindi non è morta è solo mutata. Gli anni ‘60 d’altronde erano una realtà molto diversa.

Pablo Echaurren - DesignGrafica e Comunicazione Visiva
Certamente la personalizzazione, l’incapacità di mantenere viva la collettività, il denaro (inteso anche come moneta di scambio dell’ambizione). Bisogna riscoprire un’economia del dono e ritrovare il piacere della gratuità, la gioia del fare senza aspettarsi nulla in cambio.