Un apprendistato di vita
a cura di Giulia Ferlito e Giulia Milanese

Un apprendistato di vita. La mia controcultura l’ho cominciata due anni prima di frequentare l’accademia a Milano. Io di formazione sono contabile, tuttavia ho quasi subito capito che c’era qualcosa che non quadrava: volevo disegnare e fare questo tipo di lavoro. Mi sono dunque iscritto allo Csia e, successivamente, il direttore mi ha indirizzato all’accademia di Milano, avendo intuito che i miei lavori avevano del potenziale. Lì a Milano ho svolto il primo vero e proprio apprendistato di controcultura, poiché l’accademia a quei tempi si opponeva a certi diktat delle gallerie, dei musei e della società stessa. Sono poi andato a Parigi e ho frequentato l’università Arti Plastiche e Cinema. Anche quella è stata una buona palestra per capire quale direzione intraprendere e soprattutto per capire che la vita non è fatta solo di certezze ma anche di dubbi. Mi sono appassionato a questa tematica e da quel momento ho avviato il mio lavoro che sto tutt’ora attuando tramite pittura, testi e collaborazioni con persone che hanno fatto dell’arte lo scopo della loro vita. Ho da sempre realizzato questa indagine sulla società contemporanea ed è per questo che affermo di fare cultura: mi servo di essa e del suo bagaglio storico per riflettere su ciò che succede oggi.
Non so se chiamarla così, quello che considero controcultura dovrebbe essere cultura. La controcultura nasce da chi diffonde delle informazioni che non seguono i diktat del potere. Non tutto quello che la società contemporanea offre è una cultura che e ha un valore attraverso il quale le persone possono garantirsi una qualità di vita.
La controcultura è stato un periodo che, a partire dal 68, ha visto persone che hanno scelto di opporsi al sistema. Qui in Ticino ho lavorato personalmente con Franco Beltrametti e Pam Mazzuchelli. Anche in Francia ho seguito i corsi di diversi filosofi (Foucault, che ha scritto “Histoire de la folie”, e altri che trattavano questo tipo di indagini sulla società). Ho inoltre sempre preso spunto da pittori del passato come Artemisia Gentileschi, Gauguin, Caravaggio, Hieronymus Bosch.
I corsi che tengo con più di cinquanta allievi li sviluppo su questa filosofia: non detto delle tracce da seguire, ma lavoro sul potenziale creativo. È lì che esce l’aspetto interessante della cultura, ognuno di noi deve affermarsi per quello che è.
Sì, il titolo dell’opera è “Passaggio nell’universo” e queste sono le riflessioni che ho fatto al riguardo: “Immagino il palazzo della memoria dove i portatori di storie depositano le testimonianze del tempo per sollecitare una dimora della speranza. Immagino il passato come preparazione del presente e abitazione del futuro. Ascolto personaggi che sussurrano nelle tracce della storia i desideri della fantasia, giostrando tra l’austerità dei documenti tramandati da generazioni. Sorrido alla Poetica dell’ironia e alla dipendenza di chi racconta, raccoglie e ordina la storia. Rifletto una Storia in perenne movimento tra politica economia e cultura, prodromi di guerra e speranze di pace. Come certezza ho il dubbio che Menzogna e Verità si scontrano nei “momenti – passaggio”; di chi pretende il potere. Accompagno gli Esseri Umani che volano nei colori senza tempo, in groppa a destrieri di tempi diversi assieme ad amici animali, a cercare piccoli fatti da trasportare nei racconti. Sono complice delle Figure che determinano un piccolo transito sul pianeta Terra e che vivono “il fuggente momento del PASSAGGIO NELL’UNIVERSO…” I personaggi che ho dipinto su questo murales sono di fantasia perché le persone che solitamente si recano in comune sono troppo concentrate sulla vita reale e su quanto essa, a volte, possa essere pesante. Tutte le volte che mi hanno chiesto “ma cosa rappresenta questo murales?”, io rispondevo “guarda quei personaggi e crea la tua storia”. Anche questa è controcultura poiché ho ribaltato la concezione che solitamente si ha di questo luogo.
Non è cambiato molto, non siamo salvatori o almeno io non mi sento tale. Con i miei corsi di pittura e tramite diversi incontri che ho fatto nella mia vita sono riuscito a far valere le mie idee. Non mi sento un rivoluzionario, anzi, alle volte mi sento fuori luogo e fuori tempo di fare queste cose.
Prima di tutto vi direi di non seguire la moda, ma di creare un vostro design e dichiarare che siete convinti del vostro lavoro. Cercate di non essere dipendenti dai diktat che impone la società. Ragionate sui bisogni delle persone, non della gente, perché tra la gente ci sono anche i dispensatori di odio e razzismo. Se trovate un canale dove veicolare un discorso interessante prendetelo e rendetelo vostro.
Primo tra tutti vi direi il concerto dei Pink Floyd fatto sul muro di Berlino. La controcultura oggi è insita anche tutte le manifestazioni che vengono svolte oggi per la salvaguardia del clima. Guardate Greta Thumberg, dicono che sia manipolata, ma se lo è da persone che lavorano nei suoi stessi contenuti allora va bene così. Per la prima volta, da quando Greta ha avviato la sua rivolta, si è cominciato a parlare di “Onda verde”.Penso che tutto questo sia positivo perché si tratta di controcultura in ambito politico.
Nessuno ha ucciso la controcultura. La controcultura c’è ancora. Esiste ancora gente che lavora in quella direzione, come vi dicevo prima Greta Thumberg, o Roberto Saviano o il filosofo Massimo Cacciari e tutti coloro che si oppongono ad una società basata sulla ricchezza per pochi e la povertà per tanti, per me, fanno ancora controcultura, o meglio una cultura diversificata.